Scritta da Giacomo Prete
La “Crocifissione dei Santi” di Jacopo Bassano, eseguita tra il 1561 e il 1562, è stata commissionata dalle suore del convento di San Paolo per la pala dell'altare dell'omonima chiesa a Treviso ed è uno dei dipinti più importanti e caratterizzanti della produzione dell'artista, legato in quel periodo al movimento manieristico. Il dipinto fu trasferito nel 1810 nella chiesa di San Teonisto a Casier, a causa delle soppressioni napoleoniche; nel 1946 fu donato al museo Luigi Bailo di Treviso, ove è attualmente conservato.
Il dipinto, alto tre metri e largo uno e mezzo viene realizzato in olio su tela, riprende ampiamente la Crocifissione del Tiziano in San Domenico ad Ancona, la grafica del Parmigianino e del Veronese, lo stile lumistico del Tintoretto.
Il colore è chiaro, ma pieno di risonanze, la forma è ben definita e di proporzioni canoniche, sicchè la stilizzazione porta ad un equilibrio misurato, classico. Ciò è stato reso possibile grazie alla particolare cura del Bassano nella scelta dei pigmenti per la composizione delle tinte. In particolare è stato provato l'impiego di bitume e di lacche rosse e gialle (lacca d'alizarina, giallo santo), di cui Jacopo fa largo uso nelle velature per ottenere effetti cromatici di luminosa trasparenza e preziose iridescenze nella sua <<ultima maniera>>.
Raffigura la crocifissione di Cristo ed assume una struttura piramidale avente come vertice il volto di Gesù e come base i quattro personaggi: Maria, la Maddalena, S. Giovanni e S. Girolamo. Il tema principale del quadro è il dolore, ma anche la misericordia nel volto di Cristo, un tema che viene rappresentato attraverso lo sguardo e la posizione delle figure. Per ognuna di queste possiamo osservare quattro fasi distinte: nella prima, a sinistra troviamo la Vergine Maria, con le mani giunte, lo sguardo intriso di un dolore contenuto : la sua è una sofferenza intrinseca, il dolore accettato di una madre consapevole della missione di suo figlio, raccolta nel silenzio della preghiera. Nella seconda fase vi è Maria Maddalena, riversa sulla croce, quasi nel disperato tentativo di salvare il Cristo da una morte ormai certa: al contrario della Vergine Maria, la sua è una sofferenza manifestata apertamente, non supportata da una reale consapevolezza del ruolo salvifico di Gesù, ma molto umana e affettiva. Il contrasto tra la Vergine Maria e la Maddalena si può osservare anche dal punto di vista cromatico: le due donne sono vestite con colori “contrastanti”, rosso e blu, entrambi colori caratteristici della passione. Al centro vi è San Girolamo, raffigurato nell'atto di leggere l'Antico Testamento lì dove si annuncia la venuta del messia, e allo stesso tempo osserviamo San Giovanni sulla destra, intento a osservare il compimento delle antiche profezie; il suo volto non manifesta un particolare tormento: egli è consapevole di ciò che sta accadendo. Questi due personaggi bilanciano cromaticamente l'opera, evidenziando nuovamente l'isolamento di Maria.
La fonte più antica che riguarda il pittore è rappresentata dal volume “Il Bassano” del 1577 di Lorenzo Marucini, concittadino di Bassano, che esalta la capacità inarrivabile dell'artista di imitare in pittura qualsiasi cosa animata e inanimata. Infatti Jacopo si fa interprete del movimento manierista, corrente di pensiero rappresenta la natura così come appare all'occhio. L'adesione alla corrente del Manierismo si può osservare in particolare nella raffigurazione del Cristo, nel quale si può notare l'estremo realismo nel sangue che sgorga dalle ferite del corpo, una rappresentazione che insolitamente si vede nelle crocifissioni, poiché avvicina Gesù al mondo terreno, non più elevandolo a una figura celeste, ma piuttosto ad una realtà umana.
La formazione di Jacopo si è sviluppata nella bottega del padre: l'artista si occupò prevalentemente di soggetti religiosi e “di genere” e la sua pittura fu influenzata fortemente dal Parmigiano e dal Salviati, in particolare nella scioltezza delle forme e nella luminosità dell'età matura. La sua produzione fu però oggetto di critiche in epoca classicistica, in cui veniva accusato di povertà dì invenzione, mancanza di nobiltà, di grazia e d'eleganza e l'insistenza su temi considerati triviali.
Altro aspetto da sottolineare nell'opera è che nessuna delle cinque figure guarda l'altra in modo diretto: ciò sta a simboleggiare che ciascuno è solo con la propria sofferenza e non può chiedere aiuto a nessuno. In basso a destra vi è il teschio di Adamo, simbolo del peccato originale e ricorrente in molte crocifissioni, ad esprimere la sconfitta della morte: con Adamo ha avuto infatti inizio il peccato, la “morte spirituale” dell'uomo e ora, con il sacrificio di Cristo, si apre il cielo e l'uomo viene liberato. Jacopo Bassano riprende alcuni elementi della “Crocifissione con Santi” di Hans Memling, come il perizoma svolazzante, la cromia chiara e forte, imperniata sulla triade di blu, rosso e bianco, la Maddalena che afferra il basamento della croce.
Attorno al volto di Cristo può essere osservata una tipica tecnica di Jacopo Bassano, chiamata “lume serrato”, opposta a quella del “lume aperto”: esso ci appare soffusamente rischiarato da un piccola fonte luminosa, evidenziando così i dettagli del volto addolorato e misericordioso, a discapito del cielo sullo sfondo. Proprio il cielo può essere visto in tre differenti interpretazioni: la prima consiste nella raffigurazione della realtà, ovvero il tramonto imminente; nella seconda, ci viene proposta il compimento delle profezie contenute nella Bibbia, dove si narra che il giorno del sacrificio di Cristo il cielo si sarebbe oscurato, diventando quasi “apocalittico”; la terza è una spiegazione allegorica: il cielo cupo rappresenta la sofferenza patita da Cristo per conseguire l'obiettivo di sconfiggere il peccato. La luce che dal fondo illumina i personaggi sancisce dunque la vittoria sulla morte e fa quindi presagire la futura resurrezione di Gesù.
Il diario di bottega e i dipinti ci forniscono l'immagine di un uomo sereno, equilibrato, integrato nella società del tempo, di fede profonda, privo di ansie e turbamenti. Si azzardano su di lui possibili adesioni alle opposte Riforme, protestante e cattolica, ma questo fatto resta tutto da indagare: al contrario, curiosamente, è proprio da quest'individuo, solitario, lavoratore, apparentemente lontano dai grandi movimenti artistici dell'epoca, che nascono alcune delle maggiori rivoluzioni sul piano pittorico e contenutistico del Cinquecento.
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