Poche sono le notizie e i documenti che riguardano “Zorzo da Castelfranco”, come limitate sono le opere autografe di questo celebre pittore trevigiano. La sua nascita dovrebbe risalire agli anni 1577-78, stando a quanto afferma il Vasari che sostiene che il Giorgione sia morto all’età di 34 anni nel 1511. La sua giovanile attività è da rintracciarsi nel campo della pittura murale (a fresco)presso la sua città natale: appunto Castelfranco Veneto. Come tutti i giovani pittori dell’epoca la sua formazione avvenne in bottega, alle dipendenze di un pittore di sicura matrice belliniana che alcuni individuano in Vincenzo Catena. Altro dato che arricchisce la sua succinta biografia, è la probabile datazione al 1501-02 (non confortata da documenti) degli affreschi nel Duomo di Montagnana; fatto questo che confermerebbe la giovanile formazione del Giorgione nel campo della pittura murale.
Primo documento che ci parla del pittore di Castelfranco è un’iscrizione, risalente al 1506, dietro all’opera detta “La Laura” in cui Giorgione, assegnatario del quadro, viene dichiarato “collega” del pittore belliniano Vincenzo Catena. Di poco successivo è un secondo documento, redatto dal Consiglio dei Dieci, nel quale si desume che ilprocurator del Sal, Francesco Venier, pagò al nostro pittore 20 ducati come anticipo per un quadro da porsi nella Sala delle Udienze in Palazzo Ducale.
Al 1508 risalgono una serie di documenti in relazione alla committenza di alcuni affreschi per la facciata “da mar” del Fondaco dei Tedeschi. Tra questi è da segnalare quello del 11 dicembre in cui viene decisa la formazione di una “commissione” nominata da Giovanni Bellini e composta, tra gli altri, da Carpaccio e Vittore Belliniano, la quale stima in 150 ducati il lavoro nel Fondaco; cifra che i provveditori abbassarono a 130. Per quanto riguarda la morte del Giorgione la data ipotizzata dal Vasari è da anticipare al 1510 ed è desumibile da un carteggio tenuto da Isabella d’Este e Taddeo Albano, suo funzionario a Venezia. Questi in una lettera di risposta alla nobile signora di Mantova (datata 7 novembre 1510) riferisce che Giorgione, del quale Isabella aveva chiesto in merito alla pittura della “nocte”, era morto di peste diversi giorni prima.
Infine è da riferire che la fortuna del nome del Giorgione, data la mancanza di documenti, e di opere firmate, è stata tale che il mercato dell’arte, nel corso dei secoli , ha attribuito un numero altissimo di opere le quali sono da ritenersi dei falsi clamorosi; infatti, le opere del pittore di Castelfranco, eseguite solo nel primo decennio del 500, non furono molte, prossime per lo più alla ventina. Inoltre è da sottolineare la posizione che Giorgione ricoprì, nel suo secolo, nel campo dell’arte: un ruolo di sicura modestia poichè la sua figura fu in ombra rispetto ai “grandi vecchi” come Giovanni Bellini e Carpaccio e anche rispetto ai nuovi come il Tiziano. Ma perchè? Il tutto è da rintracciare nella sua pittura criptica in alcuni casi e lontana capacità della costruzione della figura umana, dimenticata a favore dell’ abile fusione di colore e innegabile qualità di costruzione dell’atmosfera. Ma bisogna anche notare: l’incapacità di raccontare e quindi di realizzare tante “istorie” pittoriche tanto care all’arte veneta del periodo, nonchè il mancato successo personale legato agli insufficienti legami e rapporti politico-culturali di forte spessore (privilegiando piccoli privati) che gli consentirono di avere grandi commissioni di teleri e pale d’altare.
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